I nuclei della contrada Vassalini: Olivi, Prai e Abadini
Già presente durante il Medioevo, l’abitato di Vassalini a quell’epoca era conosciuto come “contrada tra i fiumi” (inter duo flumina), trovandosi proprio alla confluenza dei due torrenti Mallero e Lanterna. In seguito, il nucleo cominciò a essere identificato come contrada de Vasalinis, forse in riferimento al fatto che, anche questo luogo, era soggetto a diritti feudali (vassallatico) della famiglia Capitanei, signori di Sondrio e della Valmalenco. Anticamente, la frazione era ben più estesa di oggi e si divideva a sua volta in altri nuclei abitati ben distinti: Vassalini vera e propria corrispondeva all’abitato a sinistra della chiesa di Sant’Antonio, Olivi e Prai a destra e, in basso, tra i due torrenti, l’abitato di Abadini, devastato a più riprese nel corso dei secoli dallo straripamento delle acque, e cancellato definitivamente dall’alluvione del 1927. Anche la parte di Vassalini più a ovest (in corrispondenza dell’attuale piscina) fu devastata dalle alluvioni del 1864 e del 1927, che ridussero notevolmente l’ampiezza dell’abitato. Vassalini, considerata nel suo intero, fu sempre la frazione più popolata del Comune di Chiesa. L’area oggi occupata da parco e centro sportivo, era anticamente un territorio artigianale, dove fin dal medioevo erano attive fucine, mulini, segherie, una folla per la lavorazione dei panni di lana; v’erano numerose abitazioni, stalle e anche una caserma, costruita dalla gendarmeria austriaca, poi divenuta sede di un distaccamento della Guardia di Finanza.
Il nucleo più antico della Contrada Vassalini si sviluppa su un insieme di abitazioni costruite una addossata all’altra, dove sono presenti le tipiche tróne malenche, percorsi coperti da case soprastanti. Presso la contrada si trovava il forno, dove fino al 1940-45, si cuoceva il pane per tutta la contrada. Era un forno privato, però ognuno poteva cuocere il proprio pane, ogni 15 o 20 giorni, a patto che si portasse la propria legna da casa. Proseguendo oltre la tróna lungo il sentiero pedonale, sulla sinistra si trova Casa Masa, edificata nel 1931 su progetto dell’artista e architetto Emilio Dioli. Superata una seconda tróna, a destra della chiesa, si giunge all’antico nucleo di Olivi, dove spicca, tra le altre, la cà di vèscuf o vèscuàri ora ristorante “Il Vassallo”. La casa fu venduta nel 1907 dagli Amilcar (eredi degli ultimi discendenti della potente famiglia Chiesa, che per anni hanno dominato la scena in Valmalenco) a Silvio Vescovo fu Pietro. Si tramanda che nel Cinquecento sia stata residenza estiva del vescovo La Motta di Pavia. All’interno di questo edificio è ancora ben visibile il cosiddetto sàs di set cà (sasso delle sette case), un macigno di dimensioni notevoli sul quale fu edificata la casa, così chiamato perché nel corso dei secoli giunse ad avere contemporaneamente fino a sette proprietari: a quell’epoca si era proprietari anche solo di uno o due locali all’interno di una stessa casa. Prai è l’estremo lembo di Vassalini e segna il confine del Comune di Chiesa in Valmalenco con quello di Lanzada.
Alle spalle della contrada si estendeva una costa completamente terrazzata (i camërä́ä́sc), oggi lasciata decadere e imboschire. Un tempo i campi terrazzati erano l’unica soluzione per sfruttare territori per lo più ripidi o disagevoli. Dove il terreno non era coltivabile lo si manteneva a prato per la produzione di fieno per il bestiame. C’è chi sostiene che, in epoche remote, in cui il clima era più caldo che negli ultimi tempi, qui fosse coltivata la vite; in effetti, in una casa nelle vicinanze (cà di prëtuur) c’era un torchio per l’uva.