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S. Antonio

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  • nel percorso I sentieri del latte a Caspoggio
    Raggiungibile a: Piedi, Bici

    Il maggengo S. Antonio (in dialetto sant Antòni) è posto a sud-est del paese a quota 1337 m. È raggiunto da vari sentieri, dalla seggiovia, funzionante dal 1959 e da due strade sterrate, provenienti dalle contrade Bricalli e S. Elisabetta. È composto da vari gruppetti di baite (bracéi, giuenìni, mutarèl, burtulamè, bürr) sparsi in un vasto falsopiano prativo intorno a una chiesetta, dove sono sorte due stazioni della seggiovia (quella di arrivo da Caspoggio e quella di partenza per Piazzo Cavalli) e un orto botanico d’altura. In inverno vi si intrecciavano varie piste sciistiche, dalle più agevoli a taluna impegnativa, servite anche da una sciovia (dei Crapadéi). Spesso la località è denominata genericamente cénàasc o cinàasc (Pianaccio) formando un unico maggengo col nucleo abitativo di quest’ultimo, tagliato però dal ruscello detto l’àcqua del crap, nei pressi del quale v’era una calchéra, un forno per la cottura della calce. Anche gli abitanti sono genericamente chiamati i cénàasc.

    Parla l'esperto
    Ugo Agnelli

    La seggiovia 

    Nel 1952-55 venne progettato un impianto di risalita (dalla Badoni di Lecco) da Caspoggio a S. Antonio, ma non fu realizzato per mancanza di fondi. Negli anni successivi i promotori del progetto, il sindaco Agnelli, il vicesindaco Bracelli e il parroco don Tettamanti, si mobilitarono presso le Istituzioni, i residenti e i pochi turisti di allora. Con la grande partecipazione dei caspoggini (che rappresentavano il novanta per cento del capitale sociale), il 29 aprile del 1958 si dette vita alla S.T.A.C. (Società Trasporti Aerei Caspoggio). Grazie al contributo degli Enti Pubblici, per tramite del Senatore Valsecchi, poterono così partire i lavori, che vennero svolti in economia da muratori di Caspoggio: Primo Dioli, Livio Dioli, Tarcisio Bracelli, Cesare Schenatti, Elia Bracelli, Fermo Bricalli e Luigi Bracelli, diretti dall’ingegner Tirinzoni. La ditta impiantistica era la Marchisio di Torino. La prima seggiovia Caspoggio-S. Antonio venne inaugurata il 6 gennaio 1959. Venne anche posizionata una sciovia a fune bassa a S. Antonio. Nel 1961 entrò in funzione la seggiovia S. Antonio-Piazzo Cavalli. In quell’anno si realizzò anche una sciovia a fune alta a S. Antonio-Crapadéi (quella a fune bassa venne spostata in paese). I 2192 metri del Dosso dei Galli vennero raggiunti con un’ardita sciovia nel 1967. Nel 1975 fu la volta della sciovia del Sole, mentre nel 1978 venne installata la sciovia Leone che collegava S. Elisabetta a S. Antonio. A Piazzo Cavalli la sciovia a fune bassa venne sostituita con una a fune alta. Tra alterne vicende, che hanno visto il fallimento della STAC nel 1987, e il subentro, prima di operatori turistici di Caspoggio, poi di una cordata di imprenditori locali, tra il 1990 e il 1992 vennero sostituite le due seggiovie monoposto con due biposto. Il 2003 è l’anno di subentro della FAB di Chiesa in Valmalenco: costruisce una nuova seggiovia biposto che permette di disinstallare due sciovie ormai obsolete (Dosso dei Galli e Pista del Sole) e completa l’innevamento programmato. Le piste di Caspoggio, stazione con il brand “Sci d’agonismo”, sono state disegnate dalla mano esperta di Leone Bracelli, vulcanico maestro di sci. La pista più importante, che ha permesso di ospitare le discese libere a livello internazionale, è intitolata ad Anchise Avanzi, milanese con il cuore a Caspoggio. Purtroppo, negli anni che seguirono, le sempre più scarse precipitazioni nevose e le mutate condizioni climatiche non hanno più consentito una soddisfacente copertura delle piste col manto nevoso. Non si potevano più garantire gli standard richiesti sia dal settore agonistico, sul quale Caspoggio ha sempre puntato, sia da quello turistico. Per questo, dalla stagione invernale 2012/2013 gli impianti di Caspoggio non sono stati più utilizzati per la pratica dello sci. Dal 2015 il Comune di Caspoggio ha acquisito gli impianti (le 2 seggiovie Caspoggio-Piazzo Cavalli) e li gestisce. È bello ricordare che in origine nel campetto di Piazzo Cavalli c’era installato un verricello collegato a una grande slitta, che veniva utilizzato come antesignano skilift. Caspoggio fu anche una delle prime stazioni a dotarsi di un sistema per l’innevamento artificiale, con l’ausilio di cannoni sparaneve. Nel 1959 il biglietto di andata a S. Antonio costava 100 lire, e così rimase per moltissimi anni. Quando c’erano le gare interazionali l’Hotel Kennedy era sede fissa della Gazzetta dello Sport e della RAI. Fuori dagli alberghi del paese (erano dodici) una miriade di ski-men sciolinavano allegramente gli sci degli atleti. Quando nevicava troppo e i gatti delle nevi di allora non riuscivano più a battere le piste si chiamavano gli alunni delle elementari (allora erano tantissimi!) a battere, a piedi, le piste. I bambini del posto sciavano gratis e gli adulti che “lasciavano sciare sui loro prati” non pagavano il biglietto, quindi praticamente tutta la popolazione di Caspoggio. In estate la seggiovia serviva per trasportare il latte dai maggenghi alla latteria del paese. Durante le ristrutturazioni estive, la sabbia e la ghiaia per sistemare le case a S. Antonio venivano trasportate con secchi appesi a uno a uno a ogni seggiolino: un grande servizio a prezzi modici. Il cemento, le bombole e le cose ingombranti sul “tandem” (il carrello portatutto). I tanti altoparlanti posizionati sui piloni lungo la linea trasmettevano, con una incredibile eco, la radiocronaca delle partite di calcio e ogni tanto, anche da lontano, si udiva la voce del Tarcisio, che diceva: «Attenzione! Fermiamo un attimo!» 

     

    Fonti: Comune di Caspoggio e biblioteca di Caspoggio, Gli anni gloriosi dello sci a Caspoggio, di Gloria Bricalli, Franco Manfredi, Elena Negrini e Milena Negrini, inedito. Livio Lenatti F.A.B. Chiesa in Valmalenco. Studio ingegneristica Giuppani e figli, Sondrio. 

    Tratto da: AGNELLI U., Valmalenco dalle Contrade ai Maggenghi, volume secondo, pp. 274-275. Lito Polaris, Sondrio, 2024

    Curiosità

    collegamenti per un buon racconto

    La calchèra // È un toponimo indicante una lieve sponda prativa a nord est della località bǘrr de sant antòni, al maggengo S. Antonio. Il nome indica l’esistenza di un forno per la cottura del carbonato di calcio, che veniva cavato al prãã di bàrch (sotto piazzo Cavalli) e fin qui traportato per essere cotto. Già in antico, e certamente dopo il 1600, qui si faceva calce, infatti, documenti in archivio parrocchiale attestano che nel 1664 qui è stato cotto minerale per ottenere la calce per la costruzione della chiesa parrocchiale di San Rocco. Fino agli anni ‘30 v’erano ancora tracce del rudere di una fornace.

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