La Val Ventina, incastonata tra le alte vette delle Alpi centrali, ospita uno dei più importanti ghiacciai della zona: il Ghiacciaio del Ventina. Questo ghiacciaio, come molti altri nelle Alpi italiane, è un indicatore chiave dei cambiamenti climatici in atto.
Le rilevazioni delle temperature medie annue mostrano un aumento costante delle temperature a partire dalla fine del XIX secolo, con solo brevi periodi di raffreddamento. Questi dati climatici si riflettono direttamente nell’andamento delle fasi di avanzata e ritiro delle fronti glaciali, compreso il Ghiacciaio del Ventina.
Tra il 1916 e il 1921, grazie alle misurazioni effettuate dal glaciologo Alfredo Corti, si registrò un avanzamento della fronte del ghiacciaio di circa 60 metri, durante una fase di clima relativamente freddo. Successivamente, con l’aumento delle temperature, il ghiacciaio riprese un progressivo ritiro, perdendo massa e superficie.
Una temporanea inversione di tendenza avvenne negli anni ’70, quando il rapido calo delle temperature portò a un’importante fase di avanzata: tra il 1973 e il 1989, la fronte del Ghiacciaio del Ventina avanzò di oltre 100 metri, con un picco di 77 metri tra il 1972 e il 1978.
Con l’arrivo degli anni ’90, però, il ghiacciaio iniziò un ritiro più rapido e costante, accelerato ulteriormente nel nuovo millennio. Dal 1990 al 2021, la fronte ha perso circa 700 metri, confermando la forte vulnerabilità dei ghiacciai alpini alle variazioni climatiche in corso.
Il monitoraggio del Ghiacciaio del Ventina è quindi fondamentale per comprendere l’evoluzione degli ambienti glaciali e gli impatti del cambiamento climatico sulle Alpi.