Erminio Dioli, decoratore, architetto e progettista, pittore e acquerellista, intagliatore e restauratore, esperto di botanica, ha realizzato in Valmalenco, tra la seconda metà degli anni venti e la prima metà degli anni cinquanta del XX secolo, numerosi edifici riconoscibili nel cosiddetto Stile Malenchino, studiando attentamente le architetture pre-esistenti e rielaborando gli stili Liberty, Deco e Novecento. Dioli nasce il 13 agosto 1885 a Caspoggio e da bambino apprende il mestiere di falegname grazie agli insegnamenti del padre artigiano, Zefferino Dioli. Tra il 1899 e il 1915 si forma a Torino seguendo corsi sia di natura tecnica che di orientamento artistico. Nel 1915 ottiene presso il Politecnico di Torino il Diploma di Abilitazione all’Insegnamento Ornamentale e Industriale per gli istituti tecnici. L'Italia è in guerra e, nel 1916, Dioli è arruolato come calligrafo a Bergamo e vi si fermerà sino al 1919. Nell'estate di quell'anno rientra a Caspoggio, dove esegue i dipinti della cappella di S. Antonio nella Chiesa parrocchiale. Nell'autunno Erminio Dioli si trasferisce a Milano dove insegna Ornato industriale presso l'Accademia di Belle Arti di Brera sino al 1922, partecipando al Concorso nazionale per l'Ossario di Redipuglia. Dopo un'esperienza professionale presso un mobilificio del comasco, dove disegna e progetta arredi per noti bar di Milano, torna in Valtellina nel 1924 e nel 1929 si stabilisce a Chiesa Valmalenco, dove segue la costruzione della sua residenza, iniziata nel 1926. Sul finire degli anni Trenta, Dioli viaggia sia in Italia che all'estero (Polonia, Austria, Germania) per conto di varie committenze e nel 1944 torna a Chiesa, dove si fermerà definitivamente, realizzando il sogno di continuare l'edificazione del suo Castello. Matura così la propria arte che ha pieno sviluppo, originario e originale, nella terra in cui nacque e di cui sentiva il respiro profondo. Qui studia le forme della natura, vivificandole in chiave artistica. Erminio Dioli muore nel novembre del 1964 lasciando un'eredità di opere che costituiscono un lascito fondamentale per lo sviluppo artistico non solo locale e per la memoria collettiva.