Il primo marzo, in Valmalenco, si celebrava la “Festa dei Sampùgn”, chiamata anche andà a ciamà l’erba (andare a chiamare l’erba), antica tradizione legata al risveglio della natura che affonda le sue origini in riti pagani diffusi su tutto l'arco alpino italiano. In questa giornata si andava a scuola portando con sé un campanaccio da far risuonare lungo la strada, in un simbolico gesto per svegliare l’erba dopo l’inverno. I campanacci non potevano entrare in aula e venivano lasciati nei corridoi. Nel pomeriggio, i bambini si ritrovavano nei prati per continuare a suonare in gruppo, dando così il benvenuto alla primavera. Non mancava una sana competizione su chi avesse il campanaccio più bello o più grande.