Il trasporto delle merci lungo la via Cavallera
Le carovane in viaggio erano sovente condotte dagli stessi mercanti proprietari delle cavalcature, ma accadeva talvolta che queste fossero guidate da semplici cavallanti al servizio di spedizionieri. I prodotti liquidi, come il vino, venivano versati in apposite botti in legno, fissate sul dorso dei cavalli mediante particolari basti fabbricati con strutture lignee che scendevano sui due fianchi dell'animale. Le altre merci erano imballate e fissate al cavallo con funi e corregge. Il trasporto delle piode di serpentino doveva avvenire tramite cariche laterali ben equilibrate che non avrebbero comunque dovuto superare il quintale di peso. Secondo il naturalista Thomas Conrad von Baldenstein, in un interessante scritto sulla vita dei someggiatori nei Grigioni, trascritto da Claudio Mainetti,
“I someggiatori di solito hanno da sei a otto cavalli. Il cavallo più vigoroso, dal passo più regolare e che procede bene anche con la neve, è eletto capofila, precede gli altri cavalli e deve portare un grosso campanaccio”. Gli zoccoli dei cavalli erano provvisti di ferrature che venivano fornite di ramponi per superare le superfici ripide o scivolose come i nevai. Lungo il percorso da Chiareggio a Maloja era sicuramente necessario fare una pausa e scaricare temporaneamente i cavalli in appositi luoghi di sosta, gli animali andavano abbeverati e foraggiati. In caso di bufera, osserva von Baldenstein “ogni someggiatore afferra la coda di uno dei suoi cavalli e così procede nel gelo tempestoso e tumulante. Il cavallo guidaiolo abbassa la testa e solo all'odore ritrova il percorso sulla strada”