Quando si parla della magnesite di Valmalenco, il pensiero corre subito al quarzo del Doss, le cui bianche druse (aggregati di cristalli) talvolta sono ricoperte, parzialmente o in toto, da una varietà ferrifera (breunnerite) di colore bruno-aranciato e iridescente.
Le straordinarie forme dell’associazione colpiscono chiunque, anche i meno esperti di mineralogia che, visitando il Museo mineralogico di Lanzada, portano con sé il vivo ricordo di queste immagini.
Questo carbonato di magnesio, come la calcite, è un minerale secondario che riempie le litoclasi (fratture) delle rocce.
Le giaciture più significative della Valle che meritano di essere ricordate sono due, differenti tra loro per il contesto geologico e l’aspetto con cui si presenta la mineralizzazione.
Al Doss la magnesite cristallizza in prismi tabulari pseudo-esagonali di solito raccolti in rosette e aderenti al quarzo.
Nella miniera IMI-Fabi la magnesite si presenta con forme diverse. L’eccezionale ritrovamento si è verificato quando un minatore, Roberto Agnelli, per puro caso ha trovato tozzi cristalli di forma complessa in una zona ricca di carbonati al contatto con le serpentiniti.
Questa scoperta è piuttosto recente, risale agli inizi degli anni Duemila; di contro la conoscenza della magnesite del Doss, associata al quarzo, è lontana di molti secoli.
Il colore della magnesite, che di solito varia dal bianco fino al bruno dei termini ferriferi passando da tutte le gradazioni intermedie, in entrambe le giaciture si presenta in tinte vivaci.
Nel caso del giacimento del Doss, il ferro è fornito dalla pirite che, abbondante, è presente nei vicini cloritoscisti. Nel secondo caso il ferro proviene dalle serpentiniti.