Caspoggio è un centro turistico molto noto che si eleva tra i 1000 e i 1200 m di quota. La fisionomia dell’antico paese, ora quasi scomparsa in mezzo a tante case per le vacanze costruite in questi ultimi decenni, era quella di un susseguirsi di piccolissimi nuclei abitativi, intersecati da strettissime e tortuose viuzze. Dal basso le contrade di Albertazzi e Burri, Bracelli, a ridosso del promontorio detto Caslèt, le contrade di Centro-fuori, Centro-dentro, Negrini e, poco sopra, Bricalli. Più in alto l’incantevole frazione di S.Elisabetta, arricchitasi nel corso degli anni da numerose dimore di villeggiatura.
L’origine del nome ‘Caspoggio’ si fa risalire al termine ‘caspa’ che, in antico dialetto valtellinese indicava sia i recipienti del contadino, come la ciotola in legno, la schiumarola, la conca, che i terreni concavi con sul fondo un laghetto o una palude. Il terreno su cui sorge Caspoggio, visto dall’alto, è effettivamente come una grande conca, dove fino a pochi anni fa, nel punto più basso, ai piedi del pendio di S.Elisabetta, vi era un terreno paludoso. Il villaggio di Caspoggio, come gli altri della Valmalenco, è documentato in atti trecenteschi. Vale anche per Caspoggio l’ipotesi secondo cui il primo nucleo abitato si ebbe con lo stabilirsi sempre più permanente di abitanti che dal sondriese salivano in Valmalenco in cerca di nuove terre e pascoli da sfruttare.
Una bella descrizione del paese, risalente ai primi anni del ‘600, è quella data dallo storico Giovanni Tuana, nell’opera De rebus Vallistellinae, il quale ben conosceva la Valmalenco essendo stato per alcuni anni curato di Chiesa. “Caspoggio è in una pianura, qual vien fatta dalla natura del luogo a mezzo la montagna, tra prati alquanto paludosi et puochi campi. Ha cento famiglie et una chiesa de SS. Sebastiano er Rocco (…). Questi paesani, se bene hanno il territorio picciolo et freddo, sono però tanto parci et industriosi et di fronte tanto audace, che passano la vita non del tutto miserabilmente. Le donne nelle messagioni vanno a spigolare. L’huomini d’estate vivono nei monti alti, dove attendono parte al bestiame, parte ad apparecchiar legnami per fabricare vascella di legno nel tempo dell’inverno, della quale empiono tutta la Valtellina et Valcamonica, et quelli che non attendono a questo essercitio fanno il cavallaro overo cavano piode. Passa vicino al luogo un rivo fresco, qual serve et per bisogno di casa et per macinare.”